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PROLOGO 1948-1951

 

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PENSIERI

“Quando incominciarono nel 1965 per Carosi i sintomi del male mi disse: “ Io mi ritiro”.
Ma non si ritirò. Venne sempre al Comune e in seguito, quando non poté più alzarsi dal letto, io, insieme ai consiglieri e alla guardia comunale andavo a casa sua. Là mi dava istruzioni e mi diceva il da farsi.
Una volta, stava per scadere il periodo di tempo che aveva stabilito il comune per li medico di Castel di Lama dott.Calvaresi. Per farlo continuare a lavorare doveva essere il Sindaco stesso con la giunta a deliberarlo. Gli telefonai, allora era ricoverato a Bologna.

“Come facciamo?” gli dissi.
“Ritorno io” rispose, e tornò da Bologna per due giorni, poi si ricoverò di nuovo”. - Ettore Nardinocchi -

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L’attività amministrativa del Sindaco Nicola Carosi iniziò il 6 giugno 1948. Venne eletto dopo le dimissioni del sindaco Priori, nominato nelle amministrative del ’46.

Come risulta dall’intervista al comm. Luigi Feriozzi vice segretario della Democrazia Cristiana Picena “il maggiore Priori, proveniva dalla vita militare. Spesse volte prevaleva in lui la divisa, lo stile militare e quindi l’autorevolezza. Rischiava di apparire un sindaco autoritario. Tutto ciò creò alcune volte situazioni di disagio in seno al gruppo consigliare. Con la gestione Carosi si ebbe un soffio di gioventù. Carosi era la stessa gioventù democratica che entrava nella vita amministrativa di Appignano.” Ma l’elezione di Carosi non fu dovuta soltanto alla ricerca del nuovo: “ dietro Nicola Carosi era compatta la Democrazia Cristiana perché egli era stato ed era un dirigente di punta dei Democristiani di Appignano. Il buon maggiore Priori, validissima e seria persona, non era uomo di partito, democristiano di prima linea, era un uomo fedele agli ideali della Democrazia Cristiana ma non un uomo di battaglia. Nicola rappresentava la grinta dei giovani Democristiani di Appignano: questo determinò la sua elezione a sindaco.”

Il Feriozzi ricorda che quando fu sindaco Priori, dovette andare più volte ad Appignano per cercare di assicurare quella compattezza necessaria tra gruppo consiliare al comune e direzione sezionale del partito, affinché l’Amministrazione Comunale conseguisse successi e buoni risultati. “Mi pare che senza esprimere critiche, sostenne il Feriozzi, Priori fu un buon sindaco ma, con Carosi, si passò ad una amministrazione più autenticamente democratica e più autenticamente cristiana. Il Carosi riuscì a dare più compattezza e migliore assetto politico alla Democrazia Cristiana appignanese”.

Un diretto testimone di quei fatti fu Pacifico Pucci, consigliere del Partito Comunista Italiano nella prima amministrazione Carosi che racconta “[…] fu con lui (con Carosi, n.d.a.) come consigliere dall’occupazione alla prima legislatura; fu sindaco dopo il voto di sfiducia al sindaco Priori dovuto alla sua marcata rimembranza podestarile (il maggiore Priori era stato precedentemente Podestà, n.d.a.). Il nostro gruppo contribuì al siluramento del Priori. Quel giorno, il 6 giugno ’46, su venti consiglieri incaricati, sedici della Democrazia Cristiana e quattro dell’opposizione, ( tre PCI più uno PSI), erano presenti in diciassette.  Carosi venne eletto sindaco con sedici voti su diciassette ed una sola astensione,  la sua.”

Appena eletto, il neosindaco pronunciò un appello ai consiglieri: chiedeva la più ampia collaborazione per il buon andamento dell’amministrazione (Delibera Cons. Com.  n.22 del 66/48). Tuttavia Carosi dovette più volte ricorrere al suo dinamismo e alla sua crescente autorità per far fronte ad ostacoli che non sempre venivano dall’opposizione. Continua il Pucci “[...] così cominciò il travaglio del neosindaco che, dopo poco tempo dalla sua nomina, fu in pieno contrasto con l’opposizione nell’interno del suo stesso partito. Noi dell’opposizione, indifferenti di ciò che succedeva all’interno del partito di maggioranza, appoggiavamo ciò che era costruttivo. Il neo-sindaco si lamentava del comportamento del suo partito, non della minoranza”.

Appignano, come tanti altri paesi nell’immediato dopoguerra, aveva un infinità di problemi da risolvere: strade dissestate, edifici fatiscenti, mancanza di scuole, carenza di rifornimento idrico, condizioni igieniche pessime, fognature disastrate, scarsa illuminazione, bilancio comunale in  passivo.

Cruciali, secondo le testimonianze raccolte, furono le opere amministrative del nuovo sindaco. Dall’intervista al comm. Luigi Feriozzi “[...] questo giovane Sindaco oltre a dedicare le prime intenzioni al consolidamento della sede urbanistica, del centro urbano (Appignano era ed è in zona calanchifera, n.d.a.) si preoccupò dei problemi relativi all’edilizia scolastica e popolare, della rete elettrica, della zona rurale.  Mise in cantiere la nuova rete fognaria, accelerò i tempi per il rifornimento idrico quando il comune era consorziato con l’Acquedotto di Pescara e di Arquata. Questa non è che una carrellata di alcuni problemi vitali per la comunità appignanese, per la vita civile, per il suo progresso sociale, improntati e risolti nel breve giro di tre anni”.

Accanto alla necessità di ricostruire, si avvertiva prepotente anche quella di costruire, di creare una nuova sfera di vita; il paese chiedeva scuole, strade di comunicazione agibili, edilizia popolare, pavimentazione del centro storico, mattatoio, fontane pubbliche, campo sportivo, vie di grande scorrimento, banda musicale. A questo proposito è significativa la testimonianza resa da Aldo Laganà, che in quegli anni era Segretario della Democrazia Cristiana “[...] Conobbi suo padre subito dopo la liberazione e fummo amici e lavoratori: in particolare lo seguii da vicino nel suo triennio di Sindaco. Ricordo che Nicola capì subito che per fare il Sindaco in quei tempi non si poteva usare il metro tradizionale, capì che bisognava far conoscere i problemi di Appignano ai personaggi politici che avevano potere decisionale e di intervento e che bisognava essere presenti nei luoghi dove si decidevano gli stanziamenti per la ricostruzione e si predisponevano i programmi straordinari.” Fu quindi spessissimo in Ascoli, in Prefettura, al Genio Civile, al Consorzio di Bonifica del Tronto, a Roma, al Ministero dei Lavori Pubblici ed alla Cassa per il Mezzogiorno. In quegli anni ad Appignano realizzò opere pubbliche che aveva sempre sognato.

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